26-30 MAR – GENTE DI POTOSÌ E L’ASSOCIAZIONE YANAPAKUNA

GENTE DI POTOSÌ E L’ASSOCIAZIONE YANAPAKUNA

LA CITTÀ DALLE MINIERE SPIETATE CHE ANCORA LOTTA PER UNA QUALITÀ DI VITA MIGLIORE. L’APPORTO DELL’ASSOCIAZIONE YANAPAKUNA, CHE ASSISTE FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ.

 

L’ASSOCIAZIONE ITALO-BOLIVIANA YANAPAKUNA , LETTERALMENTE “AIUTIAMOCI RECIPROCAMENTE”

Partendo da Uyuni, dopo un viaggio inaspettatamente puntuale, approdiamo nella città di Potosì, 4100 metri di altura e più di 150 mila abitanti. Ad attenderci c’è Pepe, dell’associazione italo-boliviana Yanapakuna (http://www.yanapakuna.org/). Boliviano di nascita, Pepe Valda è sposato con Milla, italiana bergamasca, e risiede a Cazzano S. Andrea da più di quarant’anni. La storia del nostro incontro con questa associazione merita di fare un piccolo salto indietro: siamo entrati in contatto con l’associazione Yanapakuna, e col suo presidente Sergio Valda (figlio di Pepe) , durante una cena di raccolta fondi svoltasi al Circolo Fratellanza di Casnigo nel novembre 2017. Senza sapere bene chi fosse questo gruppo e cosa facesse, avevamo ricevuto l’invito per questa cena boliviana al Circolo. Al momento di iscriverci però (un po’ in ritardo, come nostro solito) ci viene detto che i posti sono esauriti. Uffa! Non volendo perderci la cena e conoscendo bene la cucina del circolo fratellanza e per questo pensando di poter essere d’aiuto, ci offriamo per dare una mano con la preparazione dei piatti e il servizio ai tavoli. Evviva, ci accolgono a braccia aperte e subito si crea un bellissimo clima di chiacchiere e condivisione. E così, tra una polpetta di quinoa e una porzione di riso, parliamo del nostro imminente viaggio in Sudamerica e ci viene subito offerta la possibilità di passare a Potosì e conoscere il progetto Yanapakuna. E sia! Che bello oggi vedere queste felici chiacchiere concretizzarsi in esperienza vera.
A Potosì ci siamo fermati cinque giorni e abbiamo potuto conoscere questa interessante città e toccare con mano il lavoro dell’associazione.
“Yanapakuna” in lingua quechua, la lingua indigena di questa zona, significa “aiutiamoci reciprocamente” ed è un progetto di sostegno a famiglie in situazione di difficoltà economica. Il progetto include attualmente una trentina di famiglie e coinvolge sia bambini e ragazzi in età scolare che le loro mamme. Ai bambini l’associazione fornisce divisa e materiale scolastico e un servizio quotidiano di assistenza compiti, col vincolo per loro di avere a fine anno una pagella positiva. Contemporaneamente alle madri vengono offerti corsi di cucito o lezioni di artigianato tessile in generale. Viene loro offerto il materiale per produrre i loro lavori e la possibilità, se ben riusciti, di venderli. Viene però anche loro data, come incentivo, una scadenza per la consegna dei lavori, pena una piccola multa. Oltre a questo alle famiglie viene dato ogni tre mesi un pacco alimentare. Il progetto è gestito e sostenuto a distanza dai soci italiani, nonché dal relativo gruppo di danze folkloristiche Yanapakuna, mentre è gestito materialmente in loco da Doña Lucy, una signora molto precisa e determinata, che sa come “far rigare dritto” i ragazzi e come portare avanti il progetto con serietà e rispetto delle regole.
Avendo visto il clima sereno e aperto dell’associazione e volendo interagire un po’ più direttamente con i bambini, abbiamo chiesto di poter organizzare per loro un pomeriggio di giochi. Le mamme hanno aderito con entusiasmo, si sono presentati una dozzina di bambini e ragazzi dai 6 ai 16 anni e abbiamo passato un bellissimo pomeriggio insieme. Avevamo preparato una bandierina e una caccia al tesoro che hanno avuto molto successo e poi abbiamo continuato con altri giochi improvvisati : huevo quemado, lobo, pescadora, un due tre stella eccetera eccetera! Una bella energia e tanto entusiasmo. Grazie!

L’ESPLORAZIONE DELLA CITTÀ E DELLE MINIERE

Anche l’esplorazione della città è stata molto interessante, e facilitata dalle dritte e dai consigli di Don Pepe.
Abbiamo ad esempio visitato il museo della Moneda, un grandissimo edificio che per secoli è stata la sede della produzione delle monete per il regno di Spagna. Sorprendente! Sia per tutti i macchinari conservati sia per la testimonianza di quanto davvero questa città fosse importante nel periodo della colonizzazione spagnola e per la storia della produzione di monete a livello mondiale. Abbiamo persino scoperto che il simbolo del dollaro americano altro non è che la semplificazione e abbreviazione dell’originale marchio potosino!!
All’uscita dal museo abbiamo incontrato una delle tante sfilate che le scuole della città organzzano per la settimana santa. Una rappresentazione della via crucis dai toni piuttosto cruenti, con una folla di spettatori increduli al seguito. Le foto possono rendere un’idea di tutto questo…


Un’altra esperienza piuttosto provante è stata la visita ad una delle miniere della città. Esperienza forte e impattante, su cui si potrebbe scrivere un libro. Secondo la nostra guida sono ancora 15 mila i minatori impiegati nel “Cerro Rico” di Potosì, anche se ormai la qualità dei minerali estratti è sempre più bassa tanto che lo stato ha abbandonato le miniere e ha concesso l’estrazione ad una quarantina di cooperative private, che ancora cercano di succhiare alla terra quel poco rimasto. Le condizioni dei lavoratori sono alquanto precarie e le modalità di lavoro ancora quasi integralmente manuali. I minatori, non essendo dipendenti statali ma “soci”, devono comprarsi tutto il materiale di lavoro, dalla carriola alla dinamite, e vengono pagati a cottimo. Per questo lavorano un minimo di 10 ore al giorno, per arrivare fino a 24 ore consecutive, tutto in base alla “qualità del raccolto”. Legalmente non si potrebbe lavorare prima dei 18 anni ma questa regola spesso non viene rispettata. Anche le misure di sicurezza dentro le gallerie sono pressoché nulle e i lavoratori non hanno nessun tipo di assicurazione. Per sopravvivere ai 40° di temperatura che si crea nelle gallerie più profonde viene “sparata” aria compressa che viene condotta con tubature dall’esterno. Peccato che anche questa sia a pagamento! 100 bolivianos all’ora (circa 12 euro!)..per questo i gruppi fanno colletta e riescono ad averla per almeno un paio d’ore al giorno. Molti di loro contraggono la silicosi a causa delle polveri che respirano quotidianamente e muoiono prima dei 50 anni. Quello che mi fa più impressione è notare come tutti siano pienamente consapevoli delle loro codizioni e dei pericoli a cui vanno incontro…eppure sembra che il lavoro del minatore sia visto ancora come un privilegio, in quanto un lavoro assicurato e senza necessità di qualifica. Paradossi.

Come concludere? con un grazie ancora di cuore a Pepe e all’associazione Yanapakuna, un progetto davvero nobile e meritevole di essere sostenuto! Ed ora in viaggio verso Sucre e poi Cochabamba