17-22 MAG – SANTA MARIA e L’OPERAZIONE MATO GROSSO

SANTA MARIA E L’OPERAZIONE MATO GROSSO

UN’ESPERIENZA DI CONDIVISIONE CON I RAGAZZI DELLA SCUOLA DI FALEGNAMERIA DI QUINTALPATA E CON TUTTA L’EQUIPE DI ASSISTENTI E VOLONTARI

” E il pellegrinaggio lo può compiere sia chi si sposta, sia chi va a raggiungere qualcuno o anche chi accoglie qualcun altro, ma anche chi, vivendo nella propria casa, sul proprio luogo di lavoro, nel proprio paese, nella propria città, cerca di accogliere e seminare a propria volta semi di fiducia”
Gigi Sabbioni, Ovunque tu vada

Nel paesino di Santa Maria (dipartimento di Cuzco) siamo stati ospiti qualche giorno dalla missione dell’Operazione Mato Grosso e con loro abbiamo condiviso giornate belle e intense!

Dagli amici del Circolo Vaga…Bondo di Bondo di Colzate (Bergamo) avevamo prima di partire ricevuto il contatto di Maria Chiara, bondese trasferitasi ormai da qualche anno in Perù, che subito si è resa disponibile ad ospitarci!
Da Cusco dunque, dopo circa 4 ore di viaggio tra curve e tornanti a tutta velocità com’è nello stile dei guidatori del posto, arriviamo nella parrocchia di Santa Maria. Qui ci accolgono con allegria Padre Fabio e l’operatrice Marta, che ci offrono il pranzo e subito ci coinvolgono nelle attività di oratorio del giovedì pomeriggio, dove veniamo eletti giudici della gara di canto del torneo annuale della catechesi. Oltre alle attività più prettamente liturgiche, la parrocchia gestisce anche due internati, maschile e femminile, per ragazzi e ragazze del campo e della selva che frequentano la scuola primaria e soprattutto la secondaria. Clima allegro e movimentato sono all’ordine del giorno!
Maria Chiara, il marito Angel e i piccoli Federico e Eleonora vivono invece a pochissimi chilometri di distanza, a Quintalpata, dove da poco più di un mese è stato aperto un taller di falegnameria, una scuola/internato professionale della durata di cinque anni, e di cui loro sono i responsabili. Qui ci dirigiamo nel pomeriggio, conosciamo i ragazzi, vediamo la struttura e ne capiamo un po’ il funzionamento. I ragazzi hanno l’intera giornata strutturata tra lezioni teoriche, laboratorio, momenti di preghiera e tempo libero. Oltre alla falegnameria i ragazzi stanno impostando un orto, da cui sperano di trarre presto parte dei loro viveri, e aiutano con la manutenzione e i lavori necessari alla struttura appena costruita. Il clima sembra molto sereno e i ragazzi, seppur molto vivaci, sembrano tutti molto coinvolti e nessuno pare in atteggiamento ostile verso il sistema. Sono 30 e provengono da famiglie cattoliche della zona,più o meno lontane,che non avrebbero potuto permettersi un’istruzione secondaria pubblica: il taller è infatti completamente gratuito e finanziato da adozioni a distanza in Italia e da altre raccolte fondi.

  • Padre Fabio e la bandierina

Ma anche il taller stesso, così come la parrocchia, svolge campi di lavoro o attività per autosostenersi e per sostenere altre situazioni di difficoltà. Ecco dunque che in men che non si dica ci si prospetta già chiaro un piano organizzativo per le prossime giornate: venerdì raccolta caffè, sabato gita alla località montana di Panticalle e domenica escursione autonoma a Machupichu (vedi qui!).

LA RACCOLTA DEL CAFFé

Venerdì abbiamo dunque trascorso una giornata di lavoro insieme ai ragazzi in una vicinissima piantagione di caffè…chi l’avrebbe mai detto! E soprattutto, che vergogna nel non avere la minima idea di come fosse fatta una pianta di caffè! Quanti come me di noi italiani grandi consumatori del “caffè più buono del mondo” potrebbero dirsi consapevoli di come sia fatto all’origine il prodotto che consumano e di cosa comporti la sua raccolta e lavorazione? Le piante sono sottili, di media statura e con rami molto flessibili, su cui crescono grappoli di bacche verdi che, maturando, diventano gialle e poi rosse: queste sono quelle che dobbiamo selezionare e raccogliere. All’interno della bacca si nascondono i due chicchi, nella forma in cui li conosciamo, ma bianco/gialli: solo con l’essicatura e la tostatura diventeranno marroni. Qui in Perù la raccolta si svolge ancora tutta a mano e richiede tanta pazienza e fatica, nonché lotta continua con formiche rosse e altri insetti che si annidano sulle piante. La paga media per una giornata di 8 ore di lavoro in piantagione è di 30 soles (circa otto euro). Un lavoratore può raccogliere circa 10/12 kg di caffè al giorno.
Ebbene, dopo otto ore di lavoro intenso, il padrone, invece che complimentarsi con i ragazzi per il loro impegno, si è lamentato dicendo che molto di loro avevano giocato e si erano distratti invece che lavorare, volendo per questo pagare meno della cifra concordata che già comunque era meno della paga di un adulto lavoratore normale. Secondo me invece i ragazzi avevano mostrato tanto entusiasmo e, compatibilmente con la loro età, avevano lavorato con continuità. In Italia a confronto non avrebbero retto nemmeno un’ora!

LA GITA A PANTICALLE

Dopo il lavoro, lo svago. E sabato siamo dunque partiti all’alba per una gita a Panticalle, località montana dove la parrocchia ha una baita. Due jeep, 15 ragazzi sul cassone di ogni jeep a sfidare il vento, il freddo e l’altura! Poi camminata fino alla baita e poi via a pescare trote nel torrente! Al ritorno pasto frugale con una pasta che a stento è bastata per tutti perché un ragazzo, che aveva nello zaino un chilo di pasta, si era dimenticato di tirarla fuori 🙂 Dopo pranzo passeggiata alla Pisigranja, ossia allevamento di trote, dove ne abbiamo comprato qualche chilo da sommare a quelle pescate e da far friggere per cena. Degna ricompensa!

GIORNATE CHE RESTANO NEL CUORE E NELLA MENTE

È stato molto bello inserirsi anche se solo per qualche giorno in questa intensa attività sociale, gestita da persone entusiaste e che di questa vita e di questo posto hanno fatto una scelta di vita, spesso a titolo del tutto volontario. Una realtà a basso profilo, dove non domina ciò che si ha ma ciò che si fa, come lo si fa e con chi. Una lezione di condivisione e allo stesso di autonomia. Un grazie di cuore a Maria Chiara, Angel, Padre Fabio, Marta e a tutti gli assistenti e i ragazzi che ci hanno accolto e ci hanno reso partecipi della loro quotidianità!

Lasciamo per un poco le Ande per esplorare la zona costiera: prossima tappa Nazca, con le sue misteriose linee.